Come si crea una startup di successo | Startup University 2018
Inizio “ambizioso” per la seconda edizione della Startup University, con il modulo coordinato dal mentor Alfonso Riccardi – già business analyst di Vertis SGR e grande esperto del mondo startup e dell’innovazione – dedicato agli innovatori di successo e alle loro grandi intuizioni e peculiarità.
Nonostante l’ecosistema startup mondiale così come lo conosciamo abbia acquisito la sua caratterizzazione in un’epoca piuttosto recente, non si può certo negare che un approccio innovativo e “lean” abbia da sempre caratterizzato gli imprenditori di maggior successo, dotati di grande intuito, determinazione e capaci di individuare in maniera quasi chirurgica il time to market per lanciare le loro innovazioni.
Il video che segue contiene l’intero intervento di Alfonso Riccardi, ma per comodità vi proponiamo una sintesi dei passaggi chiave nel testo che trovate qui sotto. Buona visione e lettura!
La storia della penna Bic, la più economica e diffusa al mondo
Forse non tutti sanno che la penna Bic prende il nome dall’imprenditore che l’ha lanciata sul mercato, Marcel Bich, il quale comprò il brevetto – costato ingenti investimenti e numerosi perfezionamenti – dal giornalista ed inventore Bìrò, che aveva intuito come una penna a sfera quale quella da lui inventata fosse ideale per chi aveva necessità di scrivere molto, attraverso l’uso di un inchiostro a rapida asciugatura ed un sistema simile a quello delle tipografie: una sfera posizionata nella punta della penna in grado di simulare le funzioni tipiche dei rulli di stampa.
I costi di produzione elevati rendevano la penna in questione un prodotto elitario, ben distante dalle idee e dalle ambizioni di Bìrò, e il successo industriale e commerciale si allontanava sempre più, divenendo quasi irrealizzabile dopo numerosi anni spesi a provare e riprovare, nella speranza di giungere al prodotto giusto per il mercato.
Il barone italo-francese Bich, invece, puntò tutto sulla praticità ed economicità del prodotto visto che, al contrario del suo inventore, voleva farlo diventare un prodotto di massa, alla portata di tutti. I suoi sforzi si concentrarono su materiali meno costosi, in grado di facilitare il passaggio dell’inchiostro dal tubo alla sfera.
Nacque così, intorno agli anni 50, la penna Bic come la conosciamo, composta da plastica e da una sfera metallica posizionata in punta, in grado di realizzare l’ambizioso progetto dell’imprenditore che le ha dato il nome. I costi furono abbattuti del 90% e il prodotto ebbe un successo planetario (costava appena 50 centesimi di franco).
#Lezione 1 – Trasformare una brillante intuizione in impresa di successo richiede spirito imprenditoriale, intuito e visione
La storia della penna Bic, da cui nacque un vero e proprio impero, visto che il suo ideatore non si accontentò di una penna dal successo universale, ma intuì il grande potenziale dei prodotti “usa e getta”, che ancora oggi caraterizzano la produzione del famoso brand, insegna la fondamentale differenza fra inventore e imprenditore.
L’inventore Bìrò era riuscito ad individuare una soluzione interessante per migliorare e velocizzare la scrittura, ma nonostante i grandi investimenti e tentativi di industrializzazione, non era riuscito a portare su un mercato ampio quella notevole intuizione.
Bich, invece, dimostra di avere le peculiarità di un imprenditore di successo, che guarda al mercato prima ancora che al prodotto. Egli risolse innanzitutto il problema degli inchiostri poco adatti utilizzati in precedenza, per concentrarsi sul tubo in plastica, che rendeva la penna leggera e trasparente, consentendo agli utilizzatori di sapere esattamente lo stato di utilizzo della penna, per cambiarla al momento giusto.
Anche lo studio del design non fu banale: occorreva offrire una penna che non scivolasse dalle mani e ciò fu realizzato alla perfezione attraverso un design esagonale. Con i bassissimi prezzi ottenuti in fase di produzione e di commercializzazione, un prodotto così non poteva che essere di successo: un successo che dura ancora oggi!
La rivoluzione della “maionese” con la startup Hampton Creek
Qualche anno fa la startup californiana Hampton Creek, sostenuta da importanti investitori della Silicon Valley, come lo stesso Bill Gates, crea una maionese “vegan”, mettendo in crisi un mercato da 2 miliardi di dollari.
La maionese si chiama Just Mayo. Il suo “problema” è che, trattandosi di un prodotto di qualità del tutto vegetale, fa venir meno l’utilizzo di uno dei principali prodotti alla base della maionese tradizionale: le uova. Di conseguenza, i suoi produttori, cercano di contrastare il colpo con mezzi leciti e meno leciti.
Nel 2014 la Unilever, una delle più grandi multinazionali del food mondiale, intenta una causa contro la Hampton Creek, ritenendo che il termine “maionese” non possa essere utilizzato da un prodotto vegano, che non ne ha le qualità caratteristiche.
La causa ha un effetto boomerang nei confronti della Unilever, poichè la notizia viene diffusa dai media di tutto il mondo, finendo per pubblicizzare il brand “Just Mayo” e la piccola startup che ne è proprietaria ed ideatrice. Visto che gli effetti indesiderati superano quelli ottenibili all’esito del giudizio, la multinazionale americana decide di abbandonare la causa.
La battaglia si sposta su fronti non del tutto legali, con attacchi frontali portati soprattutto dai produttori di uova nei confronti del ceo di Hampton Creek, arrivando addirittura a “minacciarlo di morte” pur di evitare il tracollo del loro mercato.
#Lezione 2 – L’innovazione “disruptive” incontra sempre grandi resistenze, più o meno lecite…
Il caso Just Mayo dimostra come le innovazioni dirompenti (c.d. “disruptive”) siano fortemente avversate soprattutto da coloro i quali si sentono minacciati da esse, ancor più se il mercato in cui si inseriscono è particolarmente profittevole.
Del resto la storia è per certi versi simile a quella di Uber, che si è scontrata e continua a scontrarsi con governi e tassisti di mezzo mondo, in virtù di un modello innovativo di trasporto fra privati che non è ben visto in primis da coloro che hanno investito fior di quattrini per ottenere una licenza per svolgere il servizio taxi.
La differenza sostanziale fra Just Mayo e Uber riguarda però il valore intrinseco dell’innovazione.
Nel primo caso siamo di fronte ad un prodotto che, a fronte di un gusto simile a quello della maionese classica, punta a mettere fuori gioco gli allevamenti intensivi, in cui gli animali vivono in sostanziali prigioni, promuovendo una alimentazione più sana, visto che i grassi della maionese, utilizzata a livello mondiale come uno dei principali condimenti, non sembrano essere propriamente salutistici…
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Nel prossimo appuntamento della Startup University entreremo nel vivo della metodologia “Lean Startup” e vi offriremo, tramite alcuni post dedicati ai relativi moduli, degli spunti interessanti, prontamente utilizzabili per i progetti su cui state lavorando.
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